La Branca Rover/Scolte si rivolge ai giovani e alle giovani di età compresa tra i 16 ed i 20/21 anni e si propone di accompagnarli, nell’impegno dell’autoeducazione, verso una vita adulta caratterizzata da autonomia, maturazione della capacità di scegliere, responsabilità verso se stessi e gli altri, disponibilità al servizio del prossimo.
I giovani e le giovani si uniscono in comunità di rover e scolte, articolate in un primo momento chiamato Noviziato e in un secondo chiamato Clan se maschile, Fuoco se femminile, Clan/Fuoco se misto.
IL NOVIZIATO
Il Noviziato è rivolto ai Rover e alle Scolte di 16 anni, che prendono il nome di novizi e novizie, tempo in cui si sperimenta la proposta del roverismo/scoltismo. Il Noviziato è il primo momento della vita di Branca R/S in cui i tre elementi caratterizzanti (Strada, Comunità e Servizio) sono vissuti nella dimensione della scoperta. È un’esperienza di comunità orizzontale che permette ai novizi e alle novizie di consolidare il cammino fatto, affrontando il cambiamento tipico dell’età.
Le competenze acquisite in Branca E/G, unitamente a quelle necessarie per la vita di Branca R/S, sono rivolte a sviluppare la capacità di saper vivere all’aria aperta, relazionarsi agli altri e servire il prossimo. Nel Noviziato le esperienze di servizio sono comunitarie e svolte insieme ai Capi. La consapevolezza dei reali bisogni degli altri e la riflessione sulle esperienze fatte aiutano il novizio e la novizia a maturare la sensibilità verso l’impegno personale nel servizio. Il Noviziato dura un anno.
IL MOTTO
Il motto delle Branche Rover/Scolte è SERVIRE.
ELEMENTI DEL METODO
Strada, Comunità e Servizio costituiscono i tre elementi, complementari ed indissociabili, del Metodo R/S, cui si ispirano le concrete attività delle Branche. Essi derivano da una visione globale dell'uomo che è:
- in cammino sulla sua Strada, esperienza di vita povera ed escetica, di disponibilità al cambiamento, di impegno a costruire se stesso con pazienza e fatica;
- in concreto atteggiamento di disponibilità all'incontro con gli altri, alla condivisione di gioie e sofferenze, di speranze e progetti;
- pronto al Servizio, che diviene modo normale di relazione con i fratelli, oggetto del cuore del suo amore.
il nostro Clan si chiama MONTELEONE nome del capoluogo della Calabria Ulteriore fra il 1582 e il 1593 e 1806 e il 1816 L'attuale Vibo Valentia.
Il nostro Noviziato quest'anno ha scelto il nome di NOI DEI SESSANTA in quanto è iniziato nell'anno del sessantesimo del gruppo.
La nostra Route sul Coraggio di vivere la Promessa e la Legge Scout. Finalmente dopo anni abbiamo ripreso a camminare insieme. Questa route, breve ma tanto sognata e voluta, è stata fondamentale per la crescita e la coesione della nostra comunità e per preparaci a cominciare il nuovo anno scout più carichi e pronti a servire che mai.
Durante la route alcuni Rover/scolte hanno chiesto la "Partenza", cioè lasciano la comunità R/S e, dichiarano di essere capaci di fare delle scelte significative per la propria vita (Scelta di Servizio, Scelta di Fede, Scelta Politica), rimanendo sempre fedele alla Promessa Scout e alla Legge Scout, e di partire per il mondo (nella propria quotidianità) testimoniando il proprio essere Scout Cristiano Cattolico. I partenti sono: Carlotta Felice, Gaetano Stillitano, Francesco Muratore, Carlo Lico, Sandra D’Amico, Marco Bruni, Noemi Boragina.
La Branca Rover/Scolte si rivolge ai giovani e alle giovani di età compresa tra i 16 ed i 20/21 anni e si propone di accompagnarli, nell’impegno dell’autoeducazione, verso una vita adulta caratterizzata da autonomia, maturazione della capacità di scegliere, responsabilità verso se stessi e gli altri, disponibilità al servizio del prossimo. I giovani e le giovani si uniscono in comunità di rover e scolte, articolate in un primo momento chiamato Noviziato e in un secondo chiamato Clan se maschile, Fuoco se femminile, Clan/Fuoco se misto. (Estratto dal “Regolamento Metodologico”; vedi alla voce “Documenti” del sito).
Per l’AGESCI, con la Partenza una persona dichiara di essere capace di fare delle scelte significative per la propria vita (Scelta di Servizio, Scelta di Fede, Scelta Politica), rimanendo sempre fedele alla Promessa Scout e alla Legge Scout, e di partire per il mondo (nella propria quotidianità) testimoniando il proprio essere Scout Cristiano Cattolico.
Il/la giovane può chiedere la partenza fra i 20 ed i 21 anni d’età, al termine del cammino nella branca Rover/Scolte.
Alcuni, dopo aver preso la partenza, chiedono di rientrare nell’AGESCI come capi, cioè come adulti educatori. A differenza di quanto si potrebbe pensare, questa decisione non è scontata, e dipende dalle attitudini personali anche se durante la permanenza nel Clan/Fuoco hanno già sperimentato, come Rover/Scolta nelle branche inferiori, il servizio.
In alcuni casi l’impegno preso con la partenza è proprio quello di servizio come educatore nello stesso gruppo scout.
La cerimonia è strutturata secondo le tradizioni del gruppo scout, in generale è composta da diversi momenti (riflessioni, letture, preghiere) e nel suo insieme rappresenta il momento di più grande testimonianza che ogni Rover/Scolta lascia alla sua comunità e che a sua volta riceve dalle persone con cui ha condiviso il cammino scout; inoltre è ancora una volta l’occasione per i più giovani di verificare il proprio percorso personale. Spesso il Rover/la Scolta in Partenza legge davanti alla Comunità la sua “lettera della Partenza” una lettera in cui dichiara il senso e significato delle sue Scelte.
Art. 17 – LA CARTA DI CLAN “La Carta di Clan è un documento con cui la comunità rende esplicite le sue caratteristiche e tradizioni. Essa orienta l’azione della comunità, fornisce al singolo rover e scolta stimoli di crescita e ideali da condividere, ed è uno dei punti di riferimento per la progettazione e verifica del Punto della strada. È costruita in armonia con i valori della Legge e della Promessa scout e si arricchisce progressivamente del risultato delle esperienze vissute dalla comunità. Il Clan/Fuoco vi fissa le proprie riflessioni, i propri obiettivi, nonché i valori che ciascun rover e scolta si impegnano a testimoniare. È scritta e periodicamente rinnovata dal Clan/Fuoco, quando la comunità non si riconosce più in essa oppure quando, con il passare degli anni, la comunità cambia. Dopo pochi mesi dall’ingresso nella Comunità di Clan/Fuoco i rover e le scolte firmano la Carta di Clan, accettandone i contenuti e impegnandosi personalmente nella realizzazione degli obiettivi in essa esplicitati. Questo momento sancisce la piena adesione alla Comunità di Clan/Fuoco, segna il passaggio dal cammino sui passi della scoperta al cammino sui passi della competenza e viene sottolineato con una cerimonia cui prende parte l’intera Comunità R/S. Quando la Carta di Clan viene completamente riscritta, tutti i rover e le scolte possono firmarla come segno di condivisione di quanto vi è stato scritto e di rinnovato impegno individuale e comunitario. La Carta di Clan viene presentata dai rover e dalle scolte al Noviziato, che diviene così consapevole dei valori che ispirano il proprio Clan/Fuoco di riferimento.”
La Carta di Clan è il documento nel quale ogni Comunità indica in che modo le finalità, i valori e il metodo proposti dallo scautismo diventano obiettivi concreti di crescita e esperienze da vivere. Se una Legge crea un popolo, una Carta crea un Clan. Ecco un formidabile strumento di autoeducazione che pone le premesse per le libere scelte della Partenza. “Autonomia” in greco significa “darsi delle regole”, impegnarsi, auto-vincolarsi.
In costruzione
Oggi mio figlio prende la Partenza, e io ho nel cuore un groviglio di emozioni che non so districare.In questi 10 anni ho fatto anch’io un cammino, e mentre lui imparava a fare lo zaino, io cercavo di svuotare il mio.
Non è stato facile, non lo è stato per niente.
Ho dovuto svuotarlo dall’ansia di vederlo partire, di non poterlo sentire al telefono se non saltuariamente e velocemente.
Ho dovuto sopportare l’angoscia di ogni hike, e per fortuna l’ho sempre saputo dopo, quando oramai la cosa era fatta, e lui era sano e salvo.
Ho dovuto restare zitta e fare un passo indietro davanti a certe decisioni dei capi che non capivo e non condividevo.
Ho dovuto spogliarmi di quella convinzione per cui noi genitori dobbiamo essere l’unico punto di riferimento nell’educazione dei nostri figli, e accettare che altri intervenissero, decidessero, consigliassero. E ho capito col tempo che questa era una ricchezza grande, un aiuto, soprattutto nell’età in cui i genitori non si ascoltano “a prescindere”.
Ho dovuto trasportare adolescenti maleodoranti al ritorno dal campo, tenendo i finestrini aperti anche in pieno inverno, vincere il ribrezzo degli insetti al momento di svuotare lo zaino (operazione da fare rigorosamente sul balcone!), perdere il conto dei calzini persi, di mutande sconosciute, di magliette inutilmente etichettate, di un sacco a pelo finito chissà dove…
Ho imparato a cucinare un dolce per la colazione di tutti la domenica mattina, perché le cose si fanno per tutti e non solo per tuo figlio, e questa in verità è una cosa bellissima …
In questo zaino vuoto ho infilato la fiducia nei capi, ai quali ho affidato mio figlio, la cosa più preziosa che ho. Lui è stato fortunato, perché ha trovato gente in gamba, ma io all’inizio non lo sapevo.
E poi la gratitudine per la loro passione, per l’impegno, per lo sguardo attento, per l’ascolto, per le parole dette, per i cazziatoni, per le pacche sulle spalle anche quando le cose non erano proprio precise, per l’ostinazione che li porta a provarci sempre, ancora una volta, e poi ancora …
E alla fine ho messo nel mio zaino la fierezza di essere la madre di uno scout.
Sì, la fierezza. Perché guardo mio figlio e guardo come sta crescendo, e guardo i suoi amici… E sono tutti così belli che ti danno fiducia nel domani, e li senti vivi, vibranti, anche quando fanno gli scemi, e vedi che sono come fratelli, che hanno il coraggio di donarsi, di sporcarsi le mani, di raccontarsi uno all’altro, di aprire il cuore con la certezza di essere ascoltati e custoditi. Perché davanti al fuoco, sotto le stelle, durante il cammino, nella fatica e nella difficoltà di impegnarsi, si sono scambiati le vite, le paure, le stanchezze… ma anche le risate, i giochi incomprensibili per noi “gente normale”, i racconti di imprese che diventano ogni volta più eroiche e inverosimili…. e questa intimità è un collante potente, è famiglia…
Qualche tempo fa mi ha detto che gli servivano nuovi scarponi e io, mentre cucinavo dandogli le spalle, gli ho risposto distrattamente che sì, potevamo comprarli, ma sarebbe stato un peccato spendere dei soldi per un altro paio di uscite. “Ma io continuo, mamma”, mi ha detto, come se fosse cosa scontata. L’ho abbracciato forte, gli ho detto che ero tanto contenta, ma quando è uscito dalla cucina ho cominciato a piangere con il cuore che mi scoppiava di gioia. Ci speravo tanto, avevo pregato tanto, ma lui questo non doveva saperlo perché dovevo lasciarlo libero (e comunque avrebbe deciso lui)… Io non so quale sarà la sua strada, non so quale sarà il senso che darà alla sua vita. Ma oggi sono felice, e fiera di quello che negli anni è diventato, grazie al lavoro che sta facendo su se stesso, e grazie ad ognuno di voi, che non lo avete mollato mai…
Spero che sia capace di darsi al prossimo, di amare e servire, che per me è l’essenza dell’essere cristiani, e che sia capace di trasmettere quello che ha ricevuto, con generosità, passione, gioia.
Spero che questa resti la sua famiglia, che incontri persone belle, che faccia esperienze forti, e che impari a volare alto quando le cose saranno difficili, e i rapporti complicati.
Grazie, comunque vadano le cose nei prossimi anni. Perché avete aiutato anche me a crescere, o almeno a provarci.